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La formazione reattiva

Di Alberto Gambardella

Definizione

Per meccanismo della formazione reattiva si intende la manifestazione di un comportamento contrario alla pulsione dalla quale ci si vuole difendere.
Per esempio: un atteggiamento di pudore che copre esibizionismo, oppure di modestia che copre ambizione, oppure di amore che copre impulsi di odio.

Ciò che risulta decisivo nel determinare la natura della formazione reattiva, è capire che cosa l’Io teme maggiormente. Per esemplificare immaginiamo che tale meccanismo si sviluppa nel seguente modo:

  • l’Io avverte inconsciamente di nutrire degli impulsi associati all'odio;
  • tali impulsi sono giudicati pericolosi, in quanto minacciano la stabilità dei rapporti sociali e la perdita di affetto;
  • si mette in atto il blocco inconscio di tali impulsi mascherandoli attraverso un comportamento d’amore.

Dal punto di visto economico si attua un controinvestimento energetico di un elemento cosciente di forza uguale ma di direzione contraria all’investimento inconscio.
Ma quali sono gli elementi che ci permettono di identificare questo meccanismo di difesa, e quindi, per esempio, di distinguere una manifestazione di amore come copertura all’odio oppure come espressione di una naturale amorevolezza?

La caratteristica più evidente è che il rovesciamento e la mascheratura dell’impulso originario non avvengono mai in maniera completa. Ci sono degli elementi che sfuggono al controllo dell’Io e che sono rappresentati da un certo tratto di rigidità, inflessibilità, necessità, iperattenzione all’altro, che tipizzano il comportamento di copertura.

Ci troviamo di fronte, ad esempio, a una gentilezza, ostentata, pomposa e invasiva che rappresenta il tentativo dell’Io per meglio mascherare un conflitto di natura sadica. Il meccanismo reattivo si evidenzia inoltre nel raggiungimento di risultati opposti a quelli coscientemente voluti.

Secondo la psicanalisi tale meccanismo di difesa è tipico delle nevrosi ossessive e coatte in cui l’odio per la madre viene rimosso e in seguito, grazie a formazioni reattive, si impedisce che esso riaffiori.

Un bambino che nutre impulsi di odio, rimuove tale sentimento, e diventa eccessivamente tenero e buono, l’invidia e la gelosia si trasformano in altruismo e sollecitudine verso gli altri. A sostegno dei meccanismi reattivi possono essere messi in atto dei cerimoniali ossessivi che costituiscono una ulteriore barriera alla manifestazione degli impulsi aggressivi più profondi.

Un esempio chiaro di questo meccanismo di difesa viene riportato da White e Gilliland nel libro I meccanismi di difesa, in cui si cita il caso di una donna trentenne che da bambina era stata molto ostinata ed aveva avuto un’educazione sfinterale molto difficoltosa. Una volta divenuta adulta aveva sviluppato abitudini di pulizia fino all’eccesso e quando le capitava di avere ospiti a casa entrava in uno stato di grande agitazione ed era costretta a correre da una parte all'altra della casa a svuotare portaceneri sporchi, togliere bicchieri e piatti usati creando negli ospiti uno stato di imbarazzo e tensione. Notiamo, attraverso questo esempio, come la necessità compulsiva alla pulizia serva per mascherare impulsi legati all’'erotismo anale.

Il nostro punto di vista

Reich, in Analisi del carattere, parlando di formazione reattiva, mette in risalto soprattutto la forma di necessità che essa viene ad assumere: «l’azione deve essere eseguita a tutti i costi» (p. 221) e ancora «chi lavora in modo reattivo deve lavorare come un robot, e quando il suo lavoro è terminato, deve iniziarne subito uno nuovo» (p. 222).

Reich vuole mettere in evidenza il fatto che lo scopo del comportamento reattivo non è il raggiungimento di un risultato ma la necessitÀ compulsiva ad agire per tentare di consumare la libido ingorgata.

Anche Osho in Tantra coglie l’effettualità della formazione reattiva distinguendo tra azione e attività: la prima è «fare quello che la situazione richiede: è una risposta. Nell’attività invece la situazione non importa; l’attività non è una risposta; è frutto di irrequietezza interna, e la situazione è solo un pretesto» (p. 69).

Antonio Mazzetti e Laura Rita in Briciole di coscienza evidenziano come la reattività sia caratterizzata «dall’attitudine a essere o a comportarsi emotivamente contro qualcosa a causa di un torto subito» (p. 39): si crea un nemico interno (odio rimosso) che funziona da vero e proprio motore dinamico nevrotico dell’esistenza.

La reattività è un fenomeno diffuso ed è alla base di molti cosiddetti successi sociali: la riuscita, in questi casi, è ottenuta opponendosi inconsciamente a qualcuno per colpirlo e/o per dimostrargli di valere e può succedere che un individuo tanto più nel suo passato non è stato riconosciuto quanto più si sente costretto a dimostrare il proprio valore ponendosi in un atteggiamento inconscio di antagonismo.

L’atteggiamento di antagonismo può essere favorito nel caso di figli secondogeniti.





Sigmund Freud

Wilhelm Reich

Osho Rajneesh

Antonio Mercurio

Louise Hay

Federico Navarro

Antonio Mazzetti

Laura Rita