Distruttività e pulsione di morte

Di Alberto Gambardella

Indice

Distruttività e pulsione di morte

Fino al 1920, anno della pubblicazione del libro Al di là del principio di piacere, Freud si era scarsamente interessato al problema della distruttività considerandola o come componente dello sviluppo libidico (sadismo orale e anale), o come manifestazione indipendente dall’istinto sessuale, cioè quale espressione degli «istinti dell’Io che avversa e odia l’intrusione degli stimoli esterni e ostacola la soddisfazione dei bisogni sessuali e di autoconservazione» (Fromm E., Anatomia della distruttività umana, p. 554).

A partire dal 1920, il pensiero di Freud muta radicalmente. Infatti alla concezione della vita pulsionale regolata regolata dall’antagonismo tra principio di piacere e principio di autoconservazione, egli ne sviluppa una nuova basata sul dualismo tra pulsione di vita (eros) e pulsione di morte (thanatos).

La meta delle pulsioni erotiche (o di vita) è la coesione e lo sviluppo dell’individuo, cioè la «tendenza a conservare la sostanza vivente e a legarla in unità sempre più vaste» (L’Io e l’Es, p. 605).

La meta della pulsione di morte è l’autodistruzione, la dissoluzione dell’unità dell’organismo, il ritorno allo stato primordiale inorganico.

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La coazione a ripetere

Freud matura tale nuova concezione dall’osservazione clinica del fenomeno della coazione a ripetere. Come dice Freud stesso, «le manifestazioni della coazione a ripetere […] rivelano un alto grado di pulsionalità e, quando sono in contrasto con il principio del piacere possono far pensare alla presenza di una forza demoniaca» (Al di là del principio di piacere, p. 63).

Per coazione a ripetere si intende un fenemeno in cui un individuo continua a ripetere azioni penose e spiacevoli a proprio danno. Freud aveva osservato tali fenomeni nelle nevrosi da trauma, nel transfert analitico, nei giochi infantili e in alcuni meccanismi biologici elementari.

Era così arrivato alla conclusione che tali meccanismi non rappresentavano una forma di appagamento di un desiderio rimosso, ma piuttosto una proprietà generale delle pulsioni definibile come conservatrice-regressiva, cioè una tendenza a ripristinare uno stato precedente.

Dice Freud stesso: «Ammesso che una volta, in tempi immemorabili e in modo che non si può rappresentare, la vita abbia avuto origine da materia inanimata, allora stando al nostro presupposto, deve essere sorta una pulsione che vuole abolire la vita, ripristinare lo stato inorganico. Se in questa pulsione ravvisiamo l'autodistruttività della nostra ipotesi, dobbiamo concepire questa distruttività come espressione di una pulsione di morte che non può mancare in alcun processo vitale […] Dall’azione congiunta e opposta di entrambi (l’impulso di vita e quello di morte) scaturiscono i fenomeni della vita, ai quali mette fine la morte» (Introduzione alla psicoanalisi, p. 509).

Freud ci vuole comunicare in sostanza, che se l’uomo nasce da qualcosa che è inanimato, il fine dell’esistenza non può mirare a uno stato mai sperimentato prima : «La meta di tutto ciò che è vivo è la morte, e considerando le cose a ritroso, che gli esseri privi di vita sono esistiti prima di quelli viventi» (Al di là del principio di piacere, p. 63).

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Il principio di costanza

La concezione della pulsione di morte trova un solido supporto teorico anche nel principio di costanza, che Freud aveva teorizzato molti anni prima.

Esso è un principio regolativo dell’apparato psichico che tende a mantenere il livello energetico dell’organismo il più basso possibile.

Infatti anche il principio del piacere è generato da un bisogno di diminuire una tensione interna (dispiacere).

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Masochismo primario

In linea con il nuovo costrutto teorico, Freud abbandona i concetti di masochismo e sadismo come risultato di una perversione sessuale, ipotizzando l’esistenza di un masochismo primario

Tale masochismo primario va inteso come processo interno di ogni cellula che tende istintivamente all’autodistruzione: «Il masochismo primario era dunque l’espressione individuale della pulsione di morte intesa biologicamente» (Reich W., Analisi del carattere, p. 266)

Il sadismo era frutto della stessa pulsione rivolta però, verso l’esterno.

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Conclusioni

Ciò che ci ha colpito della posizione di Freud è questa radicale trasformazione teorica avvenuta intorno agli anni Venti, anno della pubblicazione di Al di là del principio di piacere.

Freud difese questa trasformazione fino alla fine della sua esistenza, nonostante le innumerevoli opposizioni, anche interne al suo movimento, e le evidenti contraddizioni teoriche.

Ci sono alcuni elementi della biografia di Freud che possono gettare luce sul suo cambiamento. Freud inizia infatti a teorizzare la pulsione di morte quando è da poco finita la prima guerra mondiale. Nel 1920 muore Sophie, una delle figlie di Freud e, inoltre, lo stesso Freud soffrì, lungo il corso di tutta la sua vita, di paure di morte.

Riconosciamo comunque a Freud il merito di aver intuito la valenza e il peso della distruttività e di aver tentato di spiegarla in quanto fenomeno psichico, al di fuori, quindi, di un contesto etico-filosofico-religioso.

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Il punto di vista dell’Arcano

Noi dell’Arcano non condividiamo l’ipotesi di Freud sull’esistenza di una pulsione di morte intesa biologicamente, in linea con altri studiosi quali W. Reich, A.Mercurio, Osho ecc.

Riteniamo altresì che l’odio sia presente in ogni essere umano e che svolga la funzione di difendere e proteggere l’individuo dal dolore.

L’odio fa parte della vita di ogni essere umano in quanto non esistono un padre e una madre perfetti, per cui ognuno di noi ha subito, dal momento del suo concepimento, delle offese e delle ferite più o meno traumatiche.

L’odio, in quanto meccanismo di difesa, se perpetuato nella fase adulta, si trasforma in distruttività latente e/o manifesta e dunque in un potente meccanismo di offesa alla propria vita e a quella degli altri.

Tuttavia sono proprio la ricerca, la consapevolezza, l’assunzione e l’abbandono dell’odio che costituiscono un forte stimolo e un'occasione che la vita ci offre per la crescita e la trasformazione spirituale personale.

«Usare l’odio per ottenere l’amore; usare l’odio per estrarre la verità dalla menzogna è un'arte molto difficile, ma chi ha sete di giustizia non può esimersi dall'apprenderla […] l’amore è più forte dell’odio. Solo l’amore per noi stessi può farci accettare il nostro odio, assumerlo, agirlo e poi perdonarlo» (Mercurio A., Le leggi della vita, p. 25)

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